In un pomeriggio caldissimo ho fatto una passeggiata con il professor Renato Spicciarelli nella villetta della stazione. Abbiamo parlato di alberi.
A cosa serve un albero è sempre una domanda sbagliata. Ce ne sarebbero molte altre di più giuste, più belle.
La cultura de “le cose giuste sono solo quelle utili” crea disastri. Se si vuole parlare seriamente di ambiente bisogna partire da qui.
Sembra un paradosso e, lo so, ha a che fare anche con una certa storia contadina questa cosa, con cui bisogna fare i conti.
Ma l’utilitarismo fa andare il mondo a sbattere. Il mondo è fatto di bilanciamenti complessi, simbolici, anche estetici - perché no - e se questi non vengono considerati succedono rovine - anche per le cose utili.
Vedi davanti a te, mi dice Renato mentre chiacchieriamo sotto a un tiglio della stazione, cosa ti sembra bello e cosa ti sembra brutto di quello che vedi? Da questo iniziamo a parlare e a capirci. È semplice.
Ho letto un signore che criticava il Genio dell’Acqua perché “si sarebbero dovute usare quelle risorse per aggiustare le buche delle strade di Rionero”.
Diciamocelo chiaramente: Rionero non è un paese architettonicamente favoloso, ha i suoi problemi e le sue brutture, ma - e l’ho scoperto ancora di più in questi giorni anche grazie a quel grande studioso del Vulture che è Antonio Cecere - è pieno di storie dimenticate - e preziose. È un posto per cercatori d’oro.
Che forse - per dirla in un modo un po’ superficiale - proprio alcune trascuratezze contribuiscono a tenere nascosto. Con I Genii del Vulture si parte da qui. È possibile andare a ritrovare quelle storie? E inventarne altre nuove?
Agire simbolicamente sugli angoli di un paese come una specie di atto magico? Chissà.
di Antonello Palladino
- nei cunicoli della Fontana Grande di Rionero
- uno scatto dalla diretta con Radio Vulture
- uno scatto dalla passeggiate delle fontane di Rionero con Antonio Cecere e ArcheoClub del Vulture